Nel regno vegetale le piante carnivore occupano un posto di rilevo, se non altro per lo stupore che da sempre hanno suscitato sia negli studiosi che nelle persone comuni.
La più conosciuta è senz’altro la venere acchiappamosche (Dionaea muscipula) le cui foglie, simili alle fauci di uno squalo, si serrano velocemente se stimolate.
Sfido chiunque a non aver mai provato l’irresistibile voglia di metterci un dito dentro non appena le ha viste in vendita sul bancone di qualche vivaista!
In realtà bisognerebbe non far scattare la trappola inutilmente dato che il meccanismo fa consumare energie alla pianta stressandola.
Le dionee però solo una tra le circa 800 specie di piante carnivore classificate sinora.
Perché una pianta sia considerata carnivora deve rispondere a tre requisiti:
Capacità di attrarre le prede. Questo può avvenire attraverso la produzione di nettare extrafiorale, profumi delicati, colorazione vistosa.
Presenza di trappole. A seconda dei generi abbiamo diversi meccanismi: dalle trappole a scatto della Dionaea, a quelle collanti di Drosera alle trappole a caduta di Sarracenia solo per citare le più note.
Capacità di assorbire nutrienti derivanti dalla digestione della preda.
Tutte le specie carnivore sono accomunate dal vivere in ambienti poveri di nutrienti, in particolare di azoto, fondamentale per costruire i tessuti della pianta.
Si tratta di vegetali che crescono su terreni torbosi o sabbiosi dove le piogge dilavano il suolo impoverendolo.
È a questo punto che, nel corso dell’evoluzione, la selezione naturale ha favorito adattamenti in grado di “predare” soprattutto insetti che diventano quindi una fonte primaria di azoto indispensabile per garantire lo sviluppo della pianta.
UN GENERE PARTICOLARE: LE NEPENTHES
Nepenthes è un genere che conta oltre 140 specie tipiche delle foreste tropicali del sud-est asiatico: Borneo, Filippine, Sri Lanka ma vi sono anche specie in Cina, Australia e Madagascar.
Si tratta generalmente di piante epifite (ovvero arrampicanti), che richiedono temperature elevate tutto l’anno, una buona esposizione e un alto tasso di umidità.
Questi vegetali hanno sviluppato delle foglie tubolari, chiamate ascidi, che fungono da trappola a caduta. L’insetto è infatti attratto dalle sostanze zuccherine presenti sul bordo della trappola.
Nel momento in cui vi si posa sopra, scivola nell’ascidio dal quale non riesce più a risalire a causa delle pareti liscissime.
In fondo all’ascidio è presente un liquido digestivo che permette l’assimilazione della preda.
Tanta è la diversità delle specie descritte, sia nella forma dell’ascidio: stretto e lungo, piccolo e rigonfio, ma anche in riferimento al colore: verde, rosso o striato, il che rendono le Nepenthes piante molto vistose anche dal punto di vista ornamentale.
In questo genere di piante carnivore non mancano poi casi particolari che lasciano ancora più esterrefatti: la Nepenthes rafflesiana, originaria del Borneo, riesce a riflettere gli ultrasuoni dei pipistrelli attirandoli in prossimità dell’ascidio.
L’obiettivo è ricevere i preziosi escrementi dell’animale, ricchi di azoto.
La Nepenthes bicalcarata, anch’essa del Borneo, si comporta invece come una pianta mirmecofila: attrae infatti le formiche della specie Camponotus schmitzi che, in cambio di zuccheri, la proteggono da eventuali erbivori, ripuliscono l’ascidio dai residui di
insetti non digeriti e rilasciano escrementi azotati.
C’è da stupirsi di come queste formiche riescano a muoversi agilmente sulle superfici lisce dell’ascidio senza cadervi all’interno.
La Nepenthes attenboroughii scoperta nelle Filippine solo nel 2009 e dedicata al famosissimo divulgatore scientifico David Attenborough (il Piero Angela inglese) ha un ascidio di un litro e mezzo: quanto basta per catturare anche piccoli roditori e anfibi.
Per ultimo la Nepenthes iowii, sempre delle foreste del Borneo, ha una strana forma a WC.
In effetti non è casuale dato che il piccolo mammifero Tupaia montana la usa spesso come “vespasiano” per i propri bisogni, utili alla pianta sempre per ricavare azoto.
È proprio il caso di dire: “cosa non si fa per portare la pagnotta a casa”!
COLTIVAZIONE
Coltivare piante carnivore è una bellissima attività che permette di osservare da vicino gli straordinari adattamenti di queste piante.
Ci sono però alcuni accorgimenti da seguire per far vegetare al meglio queste specie.
Innanzitutto quando si acquista una pianta carnivora bisogna informarsi sull’areale di origine.
Molte specie, infatti, vivono in climi temperati perché originarie del Nord America.
È il caso ad esempio della Dionaea muscipula.
Bisognerà quindi evitare di portarle in casa di inverno e assicurarsi solo di proteggerle nelle giornate in cui sono previste gelate.
Le Nepenthes sono invece quasi tutte specie di clima tropicale che richiedono quindi alte temperature e alta umidità tutto l’anno.
Non a caso si coltivano spesso in serra o in terrario.
Un altro importante accorgimento è la preparazione del substrato.
In genere si utilizza una miscela di sabbia o torba e perlite.
Si tratta quindi di un substrato povero che non va assolutamente mai concimato.
Infine, il consiglio più importante per il benessere delle nostre piantine carnivore, è annaffiarle con acqua demineralizzata (da non adoperare quindi l’acqua del rubinetto).
Dato che queste specie vegetano in ambienti poveri di nutrienti bisogna assolutamente evitare di arricchire il substrato di sali minerali.
Per ulteriori consigli si rimanda alla pagina di AIPC, l’Associazione Italiana Piante Carnivore, dove troverete tante schede dettagliate per ogni specie.
Autore: Nicola Anaclerio
Dottore in Scienze Forestali
Autore dei libri: “Piante e Insetti” e “Entomania”