Ciao, ti ricordi quando hai visto per la prima volta quelle riviste patinate di giardini super perfetti, con prati inglesi che sembrano moquette, rose che sembrano di plastica e proprietari sorridenti che non hanno mai impugnato una vanga? Bene, dimenticale tutte.
Qui parliamo di giardini veri. E per farlo ti racconto la storia di Laura Bianchi, una che del giardino ne ha fatto casa, pelle e identità.
Ma facciamoci una domanda prima di cominciare: che cos’è davvero un giardino sostenibile?
Se stai pensando a pannelli solari e a prati sintetici, fermati subito. Non è quello.
Sostenibilità vuol dire prima di tutto rispetto.
Rispetto per la natura, per i suoi tempi, e sì, rispetto anche per chi quel giardino lo cura ogni giorno.
Laura, per esempio, ha iniziato il suo viaggio con i tacchi e la borsetta. La immagino benissimo, sai?
Perché un po’ tutti siamo stati lì, davanti a un terreno selvatico e ostinato, convinti che bastassero buone intenzioni e un weekend libero per creare il paradiso verde.
Ovviamente, niente di più sbagliato.
La prima lezione che ti dà un giardino vero è questa: abbandona la fretta.
È così che Laura ha fatto pace con il suo pezzo di mondo: 5.000 metri quadri di terrazzamenti, muretti a secco e rovi agguerriti, che piano piano sono diventati casa per ulivi orgogliosi, capperi ribelli e verdure testarde che crescono senza neanche una goccia d’acqua in più.
E ti chiedi ancora se sia possibile coltivare senza irrigare? Beh, il giardino di Laura dice chiaramente di sì.
Ti confesso una cosa: anche a me capita spesso di perdere la pazienza quando un seme tarda a germogliare o quando una talea sembra preferire il secchio del compost invece del vaso che le ho preparato con tanta cura.
Ma proprio in quei momenti mi viene in mente Laura e penso: forse questa pianta vuole solo dirmi che la vita non è una gara di velocità.
E infatti, chi l’ha detto che una ciliegia debba maturare per forza a dicembre, magari in una serra riscaldata a combustibile fossile?
Laura ha imparato l’arte della lentezza.
E lo ha fatto con le mani sporche di terra, ricostruendo muretti a secco dopo un corso sul Monte di Portofino – mica male come scuola di giardinaggio, no?
Da sola, sì. Perché certe cose, se le vuoi davvero capire, devi farle con le tue mani.
E te lo assicuro: niente insegna più della terra sotto le unghie.
E poi ci sono i capperi. Li hai mai visti crescere spontanei?
Sono una lezione vivente di adattabilità.
Laura ci ha provato e riprovato, fino a quando non sono arrivate le lucertole, ignare eppure determinanti giardiniere, a spargere semi e vita.
Una bella metafora anche per noi, non credi?
A volte basta lasciare che la natura faccia il suo corso.
Ma c’è un’altra cosa che Laura ha capito: un giardino non si finisce mai.
Se pensavi di poter barrare la casella “giardino” come fosse una lista della spesa, forse è il momento di rivedere le tue aspettative.
Un giardino cresce con te, cambia con te, ti sfida e ti insegna ogni giorno qualcosa di nuovo.
È una palestra della pazienza, una scuola di ascolto.
E se ti sembra faticoso, beh, hai ragione.
Ma quando mai qualcosa di veramente bello e autentico è stato facile?
E sai qual è la parte migliore? Che il giardino di Laura non ha niente a che vedere con i soliti progetti da archistar.
È nato senza schizzi su carta, senza rendering tridimensionali.
È nato dall’esperienza, dai calli sulle mani, dagli errori e dalle scoperte.
È cresciuto come cresce la vita vera: un passo alla volta.
Ora, se ti stai chiedendo perché ti ho raccontato tutto questo, la risposta è semplice: perché vorrei che anche tu smettessi di pensare al giardinaggio come a un obbligo, una gara o, peggio ancora, una moda da inseguire.
Vorrei che iniziassi a considerarlo un’esperienza di vita, una relazione fatta di dialogo, rispetto e ascolto.
Non importa se hai un balcone di tre metri quadrati o un appezzamento che si perde all’orizzonte: ciò che conta è il tuo approccio, il tuo rapporto con ciò che coltivi e con quello che la terra ti dà.
Laura lo ha capito, e ora lo capisce anche il suo compagno, che la segue passo passo in questa avventura.
E tu? Sei pronto a lasciare da parte le idee preconfezionate, le soluzioni facili e i trucchi veloci per accettare la vera sfida del giardinaggio sostenibile?
Perché, vedi, il giardino non ti chiederà mai di essere perfetto. Ti chiederà solo di essere presente.
Quindi, che dici? Ci proviamo insieme, magari imparando qualcosa da Laura, dai suoi errori, dai suoi successi, dalle sue ciliegie che maturano a giugno e dai suoi capperi che hanno imparato a vivere anche senza il tuo continuo intervento?
Se ti va, puoi passare a trovare Laura nel suo giardino. Ti offrirà un caffè, ti farà fare un giro tra terrazze vive e piante vere.
E vedrai con i tuoi occhi che la sostenibilità non è solo una parola complicata.
È una scelta quotidiana, fatta di piccoli gesti, grande pazienza e infinita passione.
Ma occhio: una volta entrato in quel giardino, potresti non voler più uscire.
E forse sarà la miglior scelta della tua vita.
Autore: Roberto Massai
Natural Garden Designer & Tutor