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Hai mai pensato a quanto sia strano il nostro rapporto con la Natura?

Da un lato, ci affanniamo per controllarla, asfaltando ogni centimetro disponibile, dall’altro, paghiamo fior di quattrini per scappare nei weekend in mezzo al verde.

Ti suona familiare? Siamo così immersi nella tecnologia che ci dimentichiamo di essere parte di un ecosistema.

Siamo animali, biologicamente parlando, anche se passiamo le giornate a fissare schermi.

 

Ed è proprio di questo che parlerò al Digital Ergo Sum, un evento dedicato alla tecnologia e al suo impatto sulla società.

Io, con il mio pollice verde e il mio amore per il compostaggio, mi ritroverò a parlare di giardini e Natura in un contesto dominato da intelligenza artificiale e algoritmi.

Ti sembra un contrasto? Lo è, eppure non potrebbe esserci argomento più attuale.

 

La Natura ha da sempre una cosa da insegnarci: l’unica certezza è il cambiamento.

Pensaci. Ogni stagione porta con sé un mutamento, le piante crescono, muoiono, si rigenerano.

E noi? Noi facciamo di tutto per resistere al cambiamento, per mantenere il controllo, per accelerare processi che richiedono tempo.

La tecnologia ci ha abituati a un mondo di risposte immediate: premi un pulsante e ottieni risultati.

Ma prova a piantare un albero oggi e chiedergli di fare ombra domani. Funziona così?

 

Viviamo in un’epoca in cui l’efficienza è la parola d’ordine.

Tutto deve essere veloce, produttivo, ottimizzato.

Ma la Natura non funziona così.

 

La crescita ha bisogno di tempo.

Il seme non diventa pianta più in fretta solo perché gli dai più acqua o più sole.

Troppa acqua lo fa marcire, troppo sole lo brucia.

La Natura conosce i suoi tempi e noi faremmo bene a rispettarli.

Invece, ci ostiniamo a vivere con l’acceleratore schiacciato, dimenticando che siamo esseri biologici, soggetti a ritmi e cicli che non possiamo ignorare impunemente.

 

E questo ci porta al secondo punto: le radici.

Un albero senza radici non sta in piedi, eppure noi ci comportiamo come se potessimo vivere senza legami con la terra.

Abbiamo perso il contatto con la realtà fisica delle cose, con il cibo che mangiamo, con l’aria che respiriamo, con l’ambiente che ci circonda.

Ti sei mai chiesto da dove viene quello che hai nel piatto?

Se domani smettessero di arrivare i camion nei supermercati, sapresti come procurarti il cibo?

E non parlo di saccheggiare la corsia della pasta, parlo di coltivare qualcosa, di raccogliere erbe spontanee, di riconoscere una pianta commestibile da una velenosa.

 

E qui entra in gioco il terzo punto: la conoscenza non è esperienza.

Oggi viviamo nell’epoca delle informazioni illimitate.

Puoi guardare decine di video su YouTube su come potare un albero o fare un orto, ma finché non ci metti le mani, non hai davvero imparato nulla.

È come il public speaking: puoi studiare tutte le tecniche, ma la prima volta che ti trovi davanti a un pubblico, se non hai esperienza, vai in panico.

Con la Natura è lo stesso.

Vuoi imparare a coltivare? Prendi una zappa e inizia a scavare.

Sbaglia, osserva, riprova. È così che si impara davvero.

 

Durante la pandemia, molti hanno riscoperto il piacere di rallentare, di stare in casa, di piantare un pomodoro sul balcone.

Sembrava un momento di riflessione collettiva, una pausa necessaria.

E poi? Poi è tornato tutto come prima, anzi, peggio.

Il consumismo è ripartito con ancora più forza, l’accelerazione è diventata frenesia, il tempo per fermarsi e osservare è sparito.

 

Eppure, basterebbe così poco per invertire la rotta.

Basta un piccolo passo: piantare un albero, coltivare un orto, passare più tempo all’aria aperta.

 

La biofilia, ovvero l’innata connessione che abbiamo con la Natura, è qualcosa che dovremmo coltivare con più attenzione.

Studi dimostrano che chi vive vicino al verde ha una qualità della vita migliore.

Persino guardare immagini di paesaggi naturali riduce lo stress.

Ma non basta guardare. Bisogna sporcarsi le mani, sentire la terra tra le dita, toccare le foglie, ascoltare il vento tra gli alberi.

 

Quindi, cosa puoi fare oggi?

Comincia con il semplice. Trova un piccolo spazio, anche solo un vaso sul balcone, e pianta qualcosa.

Osserva come cresce, come cambia con le stagioni.

Prenditi il tempo per capire cosa significa davvero prendersi cura di una pianta.

È un piccolo gesto, ma ha un impatto enorme.

Perché più persone riscoprono il piacere di stare a contatto con la Natura, più chance abbiamo per il futuro.

 

E ricorda: il futuro del tuo giardino dipende anche dalle scelte che fai oggi.

 

 

Autore: Roberto Massai

Giardino Futuro - Roberto Massai Natural Garden Designer, Arboricoltore, Giardiniere.

Natural Garden Designer & Tutor

 

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